A noi, come ad altri, è toccato il privilegio di collaborare con Lui. Sicuramente nel periodo più complicato della sua vita, ma forse anche nel momento migliore del suo lungo percorso sportivo. Il concentrato ed il meglio di tutte le esperienze maturate sui campi, lo ha infatti messo a disposizione dei nostri ragazzi ad Agrate, ricoprendo diversi ruoli: Responsabile Settore Giovanile, Allenatore di Squadre Giovanili, Capo Allenatore Prima Squadra.
Cosciente del proprio stato di salute, è stato leale, disponibile e virtuoso fino all’ultimo. Lo abbiamo apprezzato per le sue doti umane e carismatiche, ce lo siamo coccolato per il suo carattere mite, sincero e determinato, ma mai aggressivo.
Grazie di tutto Marco, grazie di aver onorato lo sport. Tutti noi che ci nutriamo di pallacanestro te ne siamo grati e, come da tua richiesta, saremo custodi della tua memoria sportiva.
Ciao
Marco, ci mancherai.
CSA Basket Agrate Brianza - 1 maggio 2013
Di seguito riportiamo uno stralcio di
un articolo da Lui scritto e pubblicato sul periodico della nostra
società, il CSA Agrate Brianza, distribuito agli atleti e loro
famiglie. Era
l’autunno del 2011.
L’altra sera è arrivata la temuta richiesta da parte del Presidente:
“Marco, per il prossimo numero di Mr Basket desidero che tu scrivessi un articolo, un paio di pagine, avente per argomento i tuoi 30 anni in panchina”.
Lo temevo, non mi piace parlare di me, in particolare di quello che ormai è andato, preferisco parlare di quello che spero di riuscire a realizzare, dei progetti, della voglia di aiutare i ragazzi a crescere, sia come atleti sia come uomini.
Così mettendomi davanti al mio curriculum cestistico mi vengono in mente tante cose. Anzitutto, che il mio essere tifoso Simmenthal mi ha portato ad assistere per un buon numero di anni a tutte le partite e a parecchi allenamenti settimanali.
Il mondo fuori era carico di tensioni sociali, l’Italia era nel pieno del boom economico e, su quell’onda, anche la pallacanestro era in una fase di crescita.
Eravamo in pochi a seguirla e ci sentivamo come dei pionieri di un mondo che sarebbe venuto.A cinque anni il primo allenamento di minibasket, da allora non ho praticamente mai smesso. A giocare non ero granché: fondamentali ottimi, ma lento, non segnavo mai da fuori se non di tabella non dichiarata. Così l’attenzione per il sociale e per il prossimo, che in quel periodo permeava il mondo e che ha determinato anche le mie categorie di pensiero, unita all’idea che tra l’essere un giocatore scarso e un decente istruttore fosse meglio la seconda opzione, ha fatto si che prendessi la decisione di iniziare a frequentare i corsi della Federazione Italiana Pallacanestro.Uno dietro l’altro fino a diventare Allenatore Nazionale.Già, fare l’istruttore, fare l’allenatore ….. Ma di chi, se non ti chiama nessuno e tu non sei uno che si propone in giro?
Un giro di telefonate e con altri amici abbiamo costruito una squadretta, una piccola società, ho trovato una piccola sponsorizzazione per le maglie e le spese e via, qualche piccolo campionato e qualche prima esperienza.Una primavera arrivò la prima chiamata vera. Il Melzo che allora con la prima squadra disputava i campionati nazionali, aveva una sola squadra giovanile: mi chiesero di occuparmi della formazione dell’intero settore. Questo feci per qualche anno fino a formare tutte le categorie giovanili ed arrivare ad allenare anche la prima squadra.Poi gli anni di Sondrio: tra le altre cose, che mangiate!E la Pallacanestro Milano, ancora recente reduce dei fasti della serie A.In seguito a Crema, a Vimercate, a Paderno, in Piemonte a Ghemme e Oleggio. Quanti chilometri nella nebbia, e che pazienza la mia grande moglie.
Poi di nuovo vicino a casa Vimercate e, per non farsi mancare nulla, prima l’una poi l’altra Cernusco.Esoneri senza mangiare il panettone (ma io me lo sono comprato lo stesso da solo) subentri con salvezze insperate, promozioni in categorie superiori.Ma soprattutto molti ragazzi, dai quali ho imparato molte cose sia del gioco della pallacanestro sia della vita.
Ora Agrate, una società dove ho intuito la possibilità di poter realizzare molte belle cose, sia in termini di opportunità di socializzazione - così importante in un periodo come quello che stiamo vivendo - sia in termini di opportunità di crescita e di sviluppo agonistico per tanti ragazzi.L’obiettivo è formare un gruppo di atleti e di uomini attaccati alla società con la voglia di crescere. Ma anche motivati e pronti a spiccare il volo verso eventuali nuove e più ambiziose opportunità sportive.